martedì 22 febbraio 2011

seppia

In mezzo alla notte
nera come il nulla
passasti  treno,
 là, dietro la ferrovia,
dove serpeggia la chimera elettrica.
Frastuoni di voci incerte,
i teatranti
stropicciano il volto
e le candide mani.
Era una vita allora?
Era un dedalo di strade
e pietre e rocambole di forza
oltre il minimo confine.
Luci di vetro, d'occhio ferito,
vena che pulsa,
cuore e umida carne,
intravedo la nuova stagione.
Frange livide
segnano il passo,
il volo notturno delle oche selvatiche.
Vedo la città e le sue torri,
entropia e desideri
nel cielo d'organza.








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