domenica 27 febbraio 2011

Viola il fiore della città deserta,
ondeggia al passo e brilla
d'accesa luce altrui.
Memorie di cupe vampe,
di gesti presi,
di zampilli feroci,
io avanzo  certa
di quel che sono,
donna persona
dell'amore nato.





venerdì 25 febbraio 2011

WOUFF!!!!
BAU BAU!!!!!


inseparabili....




jazz

Un salto sincopato e sei più in là,
oltre la tredicesima nota, scale controverse,
tutto nello stesso tempo cambia,
il pesce e l'uccello,
la città e i suoi tetti,
l' arco rampante e il loggiato.
Dalla balaustra del suono,
vertigine di dirupo
eclissi di bemolle nona.
Salti e salti ancora
l'arpeggio e la sua musa
la corda e la sua pelle.
Spazzola che solletica il tasto nero.
Bianco il tuo guardare
Blu ciò che sento.







giovedì 24 febbraio 2011

pelle

Umida frontiera,
asciutta la linfa che cela,
mordevi la vita
ad un passo da me.
Accendi ora la chiusa del cuore,
l'angolo meraviglia nella casa dei fiori,
il ricordo della grande metropoli:
ocra, fonte zampilla, piazza enorme
abbraccia il tuo seno.
Pelle che narra
uomo sconosciuto.





mercoledì 23 febbraio 2011

antichità

Antichità

Nonostante la veglia grottesca,
nonostante il preludio al mattino incolto,
resta incompiuta l'opera dell'amore perduto.
Sull'oceano imploso in notturne rivoluzioni
si estende la presa d'argilla,
mano che trema,
ragazza che piange
i vostri tormenti.
Il ciglio freme la sua ira, la rabbia che cerca ristoro,
violacea ameba dell'occhio, strada percorsa di nuovo.
Mio il gravido ventre,
mio il numero destro di due uguali.
Pari le porte socchiuse.
Antichi presagi s'avverano ora,
le dita ingombre e le mura circondano il resto,
la donna punta il piede. Esiste.

















martedì 22 febbraio 2011

seppia

In mezzo alla notte
nera come il nulla
passasti  treno,
 là, dietro la ferrovia,
dove serpeggia la chimera elettrica.
Frastuoni di voci incerte,
i teatranti
stropicciano il volto
e le candide mani.
Era una vita allora?
Era un dedalo di strade
e pietre e rocambole di forza
oltre il minimo confine.
Luci di vetro, d'occhio ferito,
vena che pulsa,
cuore e umida carne,
intravedo la nuova stagione.
Frange livide
segnano il passo,
il volo notturno delle oche selvatiche.
Vedo la città e le sue torri,
entropia e desideri
nel cielo d'organza.








acerbi

Acerbi pensieri
piroettano i dintorni
di me.
L'incedere elegante
s'annulla in mille argenti
preziosi,
e lune e stelle.




sabato 19 febbraio 2011

ora

Voci ora inquietano
il sonno,
la mano tesa,
le dita che stringi.
Ora dipana 
la notte
il suo plenilunio, il suo  primo sentiero.
Una scritta è sul corpo,
solo mia la vita
che sgorga
dal suo sillabare.







martedì 15 febbraio 2011

Piove da sempre
su questa città
malata di false avventure.
Piove 
su queste perle
dimenticate e mai vissute.
I rami 
pungono il cielo
d'ovatta
che tutto lambisce
e inonda.
Piove
sull'albero secco,
dolce il pensiero.
Vuoto il ricordo.





Indaco

Indaco il mattino
ricami
tracce
trine di cumuli nembi
fiocchi di galaverne
inverni limpidi
viola
l'ora tarda
vespertina
ottangolo castellare
precipitato d'armonia
mare.


domenica 13 febbraio 2011

quadro


Stinge il colore d'acqua

sulla tela candida,
gocciola il pennello lieve
sulle trame sottili.
Nella sera turchese
più non ricordo
l'antica stagione;
supina sul purpureo onice,
concentro il pensare
sull'oceano
di vitreo occhio.

Io ho paura
dell'amore assente,
dell'amore taciuto,
dell'isola buia.

Ride ora la fresca notte
del desiderio rubato,
scalpita l'orizzonte disteso.
Cuore rosso
luna blu.



















sabato 12 febbraio 2011

diviso

Diviso

Il piano inclinato
nasconde l'inganno,
l'incauto tepore,
il pianto non sciolse i nodi
di ieri.
Né oggi
sgomitola il sole
i suoi raggi.
Ti guardo,
mi vedo.




mare

Questo mare d'erba incolta,
questo cielo lattiginoso,
non gravitano qui le stelle.
Nuotano pesci australi,
borea il vento impetuoso e freddo,
nasconde la mano il suo pugno.
Serene le notti
delle primavere 
dove, il luogo prevale,
il tremore è assente nel nido di sasso.
Aspetto di capire
il mio dispari
vitale
momento.







venerdì 11 febbraio 2011

non freni

La curva è sottile,
secca, asciutta.
Gravita il crinale sul bosco,
fremi per me,
di paura e di oscuro presagio.
M'illude l'altra sponda
nel caso fuggissi.
-Non hai scelta-
mi dicono i tetti
della grande metropoli.
Il minotauro dipana il suo filo,
aria e catrame bollente.
Sale la rabbia fino a te che sai di più,
 mentre inizia dove finisce la danza dell'estate.
Sfreccia il treno
e più non passa la notte.













giovedì 10 febbraio 2011

lupo

T'accarezzo, tu che esisti nonostante i confini celati.
Mantello di calore unico raso,
invita al gioioso crine,
e gioca, e corre, e salta ancora.
Albero che incanta e non muore,
radice l'artiglio che prende indomabile.
Silenzio che tace di sonno,
di lingua rosata,
umida cade e ansima ancora.
Un sonno più tardo,
riposo che oltrepassa il comune sentire.





crepe

Il muro alto serpeggia
ferita la vita che scorre,
stringo la mano acerba,
ferita la vita che graffia.


Il muro
alto
ondeggia


incerto il passo di chi s'appresta
alla chiusa d'ombra,
di chi danza e si volta,
di chi lo sguardo cade.


Volteggia la foglia, il ramo, il bosco.
Volteggia l'occhio intorno, oltre il sentiero.
Sdrucciola curva.






mercoledì 9 febbraio 2011

lucciole

Apri la radura
nel bosco sereno,
succede che fresca torni la sera, 
che illumini il palmo l'insetto glorioso.


Luce propria
riflette lo specchio d'acqua dolce,
vitreo l'occhio
che punge;
scintilla la pietra scarlatta,
di fumo s'inebria la stanza,
s'incensa il sicomoro,
s'oscura la notte.







martedì 8 febbraio 2011

eterno sempre

Eterno ritorno,
trine d'altro tempo, 
che ripercuote il salto teso.
Gioia inesplosa,
incompresi soli
e lune
e stelle.
E uragani
che piovono ovunque,
e tempeste di sabbia sempre in piedi
il resto del bene,
dell'amore che grida,
dell'urlo.
Finito il tempo dei pavoni e del loro lamento.
Occhio che vede
l'altre donne che sono.






lunedì 7 febbraio 2011

fuochi

Cercavo
troppo lontano l'ombra e la tua mano,
insonne bambino che albeggi.


Cercavamo l'intorno di un atto effimera forza,
altri non vedono ciò che io sento,
tu senti ciò che io vedo.


Infrangibili cristalli interiori,
oppio di lume acceso,
candele nel vento grecale.


Ci siamo incontrati senza futura sosta.
Ci siamo presi nel cammino sicuro.
Ci vedremo ancora
nella voce degli altri.